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Nel mare della formazione – Parte 2

Guido Loleo, esperto in formazione e Senior analyst coordinator ci racconta qualcosa di sè!il mare 2

Ti mettiamo alla prova sull’attualità.

Facciamo un gioco, hai una bacchetta che ti riporta indietro nel tempo. Puoi tornare a un preciso momento e cambiare la storia italiana. Quali eventi cambi e come si trasforma il nostro quotidiano?

Urca!  Senza troppo pensarci su, e su un tema attuale: quando ho iniziato a lavorare su progetti europei, negli anni 90, vivevamo un’esperienza veramente interessante e creativa. Era bellissimo incontrarsi per la prima volta e decodificare tutte le differenze che c’erano tra francesi, tedeschi, spagnoli, finlandesi, svedesi. Magnifico! Una enorme voglia d’Europa.  Cambierei tutti i trattati che hanno determinato questa poverissima idea d’Europa come unione di bilanci.  Pessima e capace di buttare via quella potentissima voglia che avevo visto sbocciare così facilmente.

 

Esercizio linguistico.

Gli italiani hanno bisogno dell’Europa o ne farebbero benissimo a meno? Politica europea sta a cittadini italiani come la zavorra sta a subacqueo?

Abbiamo bisogno dell’Europa. Perchè davvero siamo stati per un po’ di tempo al centro di un sogno costruito sulle differenze dei diversi popoli che la frequentano. E gli italiani erano europeisti convintissimi. Illusi, evidentemente.  Si, forse è un po’ così, la zavorra mi è necessaria se voglio star fermo sott’acqua ad aspettare il branzinone. La stessa zavorra, però, t’ammazza se per far prima ne metti troppa.  E la politica europea per noi attualmente rischia di essere rappresentata da una vagonata di piombo. Fa maluccio.

 

L’angolo della polemica.

Dai libero sfogo alla tua indignazione riguardo a ciò che non sopporti nei tuoi connazionali. Manterremo il segreto e non lo diremo a nessuno, lo pubblichiamo e basta!

Ok, la mia personale crociata contro la prevalenza del cialtrone nel mondo della formazione finanziata.  Posso approfittarne? In Italia si è ridotto questa roba qui ad una “nullità operativa”, una sovrastruttura di regole, regoline e regolette assolutamente senza significato, se non quello di giustificare l’incapacità gestionale delle amministrazioni e degli operatori. La formazione, di suo, è una disciplina ancillare, viene, giustamente, dopo molte altre in azienda. Ma l’averla sottoposta ad un giogo incomprensibile se non ai “tecnici del finanziamento”, l’ha resa ancor più ancillare e malvissuta. La cosa grave è che gli stessi “tecnici” sono diventati dei perfetti cialtroni, che nulla conoscono dei modelli di apprendimento, delle imprese e dei loro processi, della parte nobile e colta del loro lavoro.  E la sovrastruttura (doppiamente) cialtrona, è veramente pesante per chiunque abbia voglia di promuovere e supportare il cambiamento. Un mondo vecchio, incolto, lento e, purtroppo, assolutamente inutile. Oh! L’ho detto!

 

Social Hub Genova

Eccoci alla domanda su Social Hub Genova, come potrebbe cambiare la vita ai 5 vincitori?

Francamente non saprei. Spero che i 5 vincitori possano cambiare la vita della città, o contribuire fortemente a cambiarla.  Certamente ottenere un riconoscimento alla propria idea di impresa potrà essere di grande aiuto nella ricerca di fonti finanziarie e di interlocutori seri e decisi.
Posso sperare che siano assolutamente realistici ed allo stesso tempo dei veri sognatori?
Questa città ha bisogno di capire che le idee innovative, l’ottimismo, non rappresentano  utopie ma possibili percorsi di cambiamento e di crescita, che è possibile cambiare e che i fatti hanno già dimostrato ciò che, per esempio, per anni non abbiamo voluto capire: Genova è bella, Genova è turisticamente appetibile, Genova non è solo lavoro pubblico e l’industria che non c’è più.  Genova ha bisogno di credere nei giovani, nelle idee, nei progetti.
Questi 5 progetti vorrei che fossero spiazzanti, controcorrente, provocatori e così realisti da far smorzare sul nascere quegli odiosi sorrisi di compiacimento cinico che ho così spesso visto comparire sui volti di chi qui crede di “comandare”.

Sono anni che con Angelo (Bodra) parliamo di qualcosa che agisca per modificare il tran tran della nostra città e del mondo del “sociale” (Anche su questa parola, poi, sarà bene fare qualche riflessione).
Questa è una prima occasione. I nuovi incubatori rappresentano davvero un mondo che quelli della mia età  faticano a comprendere del tutto. Al loro interno si sviluppano idee, ma anche culture, comunicazione, scambio di esperienze, in cui il tradizionale “riserbo” per le strategie aziendali viene sostituito dal dialogo tra le persone, costruttivo, collaborativo.
Sono luoghi aperti, nei quali si rafforza il dialogo tra le nuove idee e gli stakeholder. Per Genova è una grande occasione, quella di dare uno spazio alle idee dei ragazzi, delle persone giovani, forse i veri esclusi dalle politiche della città.

 

Prima di chiudere, dai un consiglio a un giovane che vuole trovare lavoro oggi? In quali acque ha maggiori possibilità di successo?

Smetterla di battere le stesse piste. Non esistono più. Uscire dalle logiche trite o consigliate da chi opera nel settore, da sempre e senza grandi successi. Provarci e tenere duro sulla propria idea. Prima di tutto chiedersi cosa “piace fare”.  Davvero gli spazi per progettare sono enormi, se consideriamo le smart cities come realtà possibili e non semplici labels per addetti ai lavori. Le città intelligenti sono le nostre città, fatte dalle intelligenze di chi le vive.

Grazie per il tempo che ci hai concesso, ti disturberemo nuovamente e molto presto!

 

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